I materiali riportati sono stati estratti dalle seguenti pubblicazioni:
ITINERANDO PER L'ISOLA DI SAN PIETRO - GUIDA TURISTICA, realizzata dagli alunni del liceo linguistico "don G. Pagani" di Carloforte, ano 2006, ed. Grafica del Partella
LA NATURA DELL'ISOLA DI SAN PIETRO - LA FLORA, L. Pellerano - A. Rivano, anno 1997, ed. Edizioni della Torre
Per visualizzare in modo ottimale i vari tipi di roccia, consiglio di scaricare dal mio drive la CARTA GEOPETROGRAFICA DELL'ISOLA DI SAN PIETRO, prodotta nel 1985 da Garbarino - Maccioni - Salvadori. A tal proposito è necessario utilizzare GoogleEarth in quanto la cartina è in formato kmz. Questo il link per scaricare la cartina https://drive.google.com/file/d/1ZbG1dZoRNhfm10Frxxzq9hCjrOHSWDOp/view?usp=drive_link . In alternativa entrare nella sezione Cartine e Mappe per visualizzare la cartina senza possibilità di ingrandimento (se non sfocato con dettagli non leggibili).
Numerosi sono gli studiosi che si sono interessati degli aspetti fisici dell'isola di San Pietro, le prime osservazioni furono riportate dal Lamarmora nel suo "Viaggio in Sardegna" a cui seguirono numerosi altri studi di Eigel, Doelten e Bertolio al quale va attribuito il merito di aver introdotto il termine "Commendite" per indicare un particolare tipo di riolite alcalina, roccia lavica effusiva molto acida che ricopre la zona nord occidentale dell'isola (Ravenna-Nasca-Borrona-Capo Sandalo-Patella). Dei depositi si interessarono Lincio e Taricco, a quest'ultimo è da attribuire il rilevamento geologico completo dell'isola, che ha reso possibile la pubblicazione del foglio n° 232 (Isola di San Pietro) della carta geologica presentata al congresso di Cagliari nel 1933. Nel 1985 sono stati eseguiti rilevamenti e studi petrografici per la redazione della "Carta geopetrografica dell'Isola di San Pietro" (Garbarino, Maccioni, Salvadori).
L'Isola di San Pietro è situata a poche miglia dalla costa sud-occidentale della Sardegna; la sua forma è quella di un grosso triangolo, con i vertici posti uno a nord (Punta Nord), una a sud (Punta Nera) e una a ovest (Capo Sandalo). Ha una superficie di 51 Km quadrati e un perimetro di circa 18 miglia; è separata dall'isola madre da un canale chiamato di San Pietro e insieme alla vicina Sant' Antioco e agli isolotti circostanti fa parte dell'arcipelago Sulcitano. Il clima dell'Isola di San Pietro può essere definito temperato-caldo-bistagionale, con la presenza di un periodo caldo e uno freddo umido che si alternano nel corso dell'anno, intervallati da due stagioni a carattere intermedio, caratterizzate dalla presenza di venti variabili.
Sull'Isola non ci sono fiumi o torrenti, ma solo corsi d'acqua invernali; infatti la presenza dell'acqua è limitata, perché le rocce perlopiù impermeabili impediscono la formazione di falde sotterranee. La zona umida più importante dell'Isola è rappresentata dalle Saline che, situate a sud del centro abitato, costituiscono un'area di grande valenza storica e naturalistica; di queste fa parte integrante lo stagno dei Muggini. Altri stagni dell'Isola di San Pietro sono quello di Vivagna, dei Pescetti e di Cala Vinagra, considerato da alcuni un piccolo lago che durante il periodo estivo diventa completamente asciutto.
L'arcipelago Sulcitano si è formato grazie ad una notevole attività vulcanica, cominciata durante l'era terziaria (periodo Oligo - Miocenico, 32-11 m.a.). Infatti, occorre risalire alla deriva della placca Africana e di quella Europea, quando i due continenti, entrando in collisione, determinarono l'orogenesi Alpino-Himalayana ed, in tempi successivi, la frantumazione della placca Europea in micro-placche. Una di queste, quella Sardo-Corsa, staccandosi dalla Francia mediterranea, con un movimento di rotazione e traslazione, migrò verso la sua posizione attuale; il tutto accompagnato da manifestazioni vulcaniche fissurali, con emissione di lave quasi esclusivamente andesitiche ed in parte riolitiche (acide), collegate allo sprofondamento della fossa sarda da Sassari a Cagliari (Campidano) ed a un sistema di faglie esteso da Bosa al basso Sulcis. All'inizio del Miocene cessò il movimento di deriva della placca sardo-corsa ed iniziò un secondo ciclo vulcanico (23-11 m.a.) caratterizzato da manifestazioni esplosive alternate a colate enormi di lava con la formazione di ignimbriti, tufi, andesiti, rioliti e commenditi. E' in questa seconda fase che si inserisce il vulcanismo dell'Isola di San Pietro, che deve essere correlato con il vulcanismo dell'Isola di Sant' Antioco e con quello dell'area compresa in parte nel Sulcis ed in parte nell'Iglesiente. In effetti, si può parlare di un unico distretto vulcanico, la Platea Sulcitana, un'area di circa 250 Km quadrati, che venne successivamente smembrata in seguito a movimenti tettonici, determinando attraverso la formazione del canale di San Pietro il distacco dell'isola omonima, di Sant'Antioco e dei vari isolotti circostanti.
L'Isola di San Pietro è costituita quasi interamente da formazioni vulcaniche affioranti su oltre l'80% del territorio che sono tutte di età miocenica. Nell'isola prevalgono le ignimbriti (derivate da nuvole ardenti prodottesi nel corso di eruzioni esplosive), sulle colate laviche e sono inoltre diffusi tipi di roccia che hanno favorito l'erosione selettiva, creando, in alcuni casi, forme imitative di particolare interesse come il Fungo di Pietra che si trova nella zona del Pulpito. La fuoriuscita dei magmi è avvenuta attraverso fessure facilitate anche da piani di faglia (come l'Orrido di Capo Sandalo), oppure da centri di emissione che, anche se non chiaramente visibili, si possono individuare in alcuni rilievi (M. Tortoriso, Bricco Buttoni, ecc..). Per quanto riguarda la natura chimica delle rocce presenti, esse sono soprattutto rioliti derivate da magmi acidi ricchi di alluminio e calcio (rioliti calco-alcaline) e commenditi che sono particolari rioliti peralcaline derivate da magmi acidi ricchi di sodio e potassio; queste ultime prendono il nome dalla località "Commende", posta al centro di San Pietro, dove furono scoperte e classificate per la prima volta nel 1895 dal geologo S. Bertolio. Molto importanti sono le mineralizzazioni a manganese, ocra e diaspro: la prima di colore nero, è costituita da ossido di manganese (pirolusite e psilomelano). L'ocra, invece, mostra principalmente colori gialli e rossi imputabili alla presenza di ossido di ferro; il diaspro (rosso, ma anche variamente colorato) è composto da quarzo di sedimentazione chimica. Di origine idrotermale sono anche le spalmature che accompagnano le vene di onice bianco, grigio, rosa e. azzurro che si dipartono dalle bocche del geyser fossile visibile lungo la costa meridionale, sulla battigia della spiaggia "Lucchese". Il geyser ha rappresentato, tra i 15 e i 18 m.a., un fenomeno di vulcanismo secondario caratterizzato da una forte emissione intermittente di acqua e vapore ad alta temperatura. Nella zona della Punta nord troviamo anche i segni di un altro interessante fenomeno vulcanico, i globoidi, cavità rotondeggianti formatesi dopo la fuoriuscita e la solidificazione di lava ricca di gas e vapori, in seguito all'erosione meccanica e chimica dell'acqua di mare, unitamente a quella di origine eolica. Da ricordare, infine, nella punta meridionale dell'Isola, le Colonne, due imponenti faraglioni di roccia riolitica che, nel 1993, sono state decretate dal Ministero dell'ambiente "Monumento Naturale Regionale".
Il Fungo fino a poco tempo fa
Il Fungo oggi
Sviluppo costiero
Esaminando l'aspetto delle coste per un circuito di circa 18 miglia , si possono osservare interessanti particolari sia dal punto di vista morfologico che litologico. Molto probabilmente l'isola ebbe in passato una superficie più estesa come dimostrano i numerosi scogli e secche che emergono a breve distanza dalla costa. Tale arretramento avvenne quasi esclusivamente a causa dell'azione abrasiva e demolitrice del mare ma anche in seguito a fenomeni eustatici che durante l'ultima glaciazione determinarono l'assetto attuale dell'isola.
Costa settentrionale e occidentale
Dalla Punta Nord a Cala Fico la costa è alta e rocciosa, minutamente frastagliata, con la presenza di canali che raggiungono il mare, formando piccole rias, o talvolta valli sospese a causa dell'arretramento della falesia, non compensato da una corrispondente azione erosiva dei corsi d'acqua (attivi solo in brevi periodi invernali). Lungo questo tratto, si osserva l'intensa azione demo-litrice del mare che ha creato forme di erosione di particolare interesse ed ha contribuito a creare e ad approfondire canali (Cala Lunga, Memerosso, Cala Vinagra, Cala Fico) e formato numerose e interessanti grotte di abrasione marina (Grotte del Sole, delle Oche, di Stea, di Cala Fico) durante l'azione millenaria delle onde contro le ripide falesie di resistente roccia vulcanica. Lungo questa costa la natura ci offre un altro dei suoi spettacolari capricci, le caratteristiche Tacche Bianche, una falesia alta 70 metri formata da uno strato Riolitico a giacitura orizzontale che sovrasta i suggestivi spuntoni di tufo bianco. Da Punta Senoglio hanno inizio le Commenditi sormontate da un sottile strato di Riolite sul quale è possibile osservare un'intensa policromia, sia sulla roccia che nei tufi, che si succedono da Punta Berra a Cala Fico. Queste falesie, a roccia commenditica, presentano una caratteristica separazione colonnare che da sub verticale diventa radiale. Doppiato il piccolo promontorio di Capo Sandalo, dove si erge il faro omonimo, si entra nell'ampio golfo di Capo Rosso, qui la falesia è costituita da Riolite scura, nella quale le linee di fessurazione verticale si intersecano in modo irregolare. La falesia si abbassa in prossimità di Punta dei Cannoni dove compaiono strati di tufi bianchi intercalati da colate tabulari di modesta potenza che scendono fino al mare con due ampi gradini. Superata la Punta dei Cannoni, si entra nell'ampia insenatura dello Spalmatore, che ospita la spiaggia della Caletta con le sue caratteristiche Dune Eoliche, che si estendono per largo tratto verso l'interno. In questa zona si osserva un piccolo lembo di Panchina Tirreniana. Tra Punta Castello e Punta Spalmatore si eleva una falesia (31 mt.) caratterizzata dall'accumulo, alla sua base, di grossi blocchi prismatici caduti per effetto di una erosione alla base dovuta alla minore consistenza dei materiali rocciosi sottostanti, che non reggono quelli superiori.
Diaspro diversi colori
Costa meridionale
Proseguendo verso Sud, fino a Punta Grossa, la costa si presenta prevalentemente alta, ma non mancano piccole insenature e formazioni particolari, come il "TROGGIU" presso Punta Fradelin, una tipica piscina naturale, che si aggiunge a quelle di Nasca e di Punta Grossa (Conca) che delimita l'ampio golfo della Mezzaluna, nella cui falesia riolitica a minuta fessurazione orizzontale e verticale, si aprono le omonime Grotte di spettacolare bellezza. Verso Punta Genià la costa si abbassa gradatamente e presenta qualche tratto sabbioso interrotto dalla punta delle Colonne, dove l'azione erosiva marina ha messo in evidenza due faraglioni di forma prismatica, staccati dalla costa che evidenziano una originale fessurazione prismatica di tipo colonnare. Seguono le spiaggette della Bobba e di Guidi sino alla Punta Nera nei pressi della quale, si aprivano dei trafori minerari per estrarre ossido di manganese, prima della Seconda Guerra Mondiale.
Costa orientale
Inizia dalla spiaggia di Punta Nera, a ridosso dell'omonima punta, che sbarra il deflusso del canale che unisce la "Vivagna", residuo di uno stagno più grande, occupato dai depositi eolici e marini provenienti dalla stessa spiaggia. Da qui la costa permane bassa e, in parte sabbiosa, sino alla Punta. È interrotta per brevi tratti, da espandimenti Riolitici, parzialmenti ricoperti da alluvioni e sabbie nonché di alcuni lembi di Panchina Tirreniana, presso Punta du Din, di Girin, e nella zona dell'Osservatorio Astronomico.
Morfologia del rilievo
I lineamenti morfologici principali dell'isola sono l'andamento tabulare del rilievo con una forma a scudo, degradante a piano inclinato sia in direzione Nord che in direzione Sud. I rilievi, localmente chiamati "Bricchi", si trovano per lo più nella parte centro-settentrionale (Guardia dei Mori 211 mt. e Monte Tortoriso 208 mt). La superficie, prevalentemente vulcanica dell'isola, è incisa da diverse valli "Canali" che seguono delle fratture tettoniche (faglie), determinando un paesaggio a struttura terrazzata, resa più evidente dai fenomeni di erosione selettiva nei confronti dei diversi materiali rocciosi (lava e tufi), che si evidenziano in alcune zone come ad esempio nel rilievo del Bricco delle Scimmie, che si erge a 134 mt. di altezza nelle parte settentrionale dell'isola ed è costituito da strati di Riolite intercalati da tufi bianchi. Ancora più a Nord, in prossimità del Canale di Memerosso, si eleva un piccolo rilievo "Il Pulpito" alla cui base il vento e la pioggia hanno creato alcune forme imitative di singolare suggestione, come il noto "Fungo". La pioggia, ma il vento soprattutto, l'azione chimica dell'acqua associata alle escursioni termiche notturne, hanno contribuito a cesellare i rilievi e i costoni, creando piccole cavità simili ai tafoni granitici, alveolature, creste, guglie molto evidenti nelle rocce commenditiche, il cui complesso comprende: Bco. Patella, Bco. Buttoni, Bco. Bocchette, Bco. Nasca e i più elevati monti di Ravenna che raggiungono i 192 mt. di altezza. Il paesaggio di queste zone si presenta aspro e brullo per la scarsità di vegetazione bassa e strisciante e per le forme di erosione particolarmente evidenti come nella regione Bocchette, il cui nome deriva proprio dalle caratteristiche cavità create nel tempo da fattori chimici agevolati dall'acqua, dall'umidità e dal vento. Questa zona è stata purtroppo alterata nel suo aspetto primitivo e selvaggio, dall'improvvido intervento dell'uomo che l'ha trasformata in una desolante e squallida cava di pietra. Alla base di questi rilievi si osservano zone depresse ricoperte in gran parte da materiale di erosione eolica e in piccola percentuale da materiale alluvionale. Queste brevi pianure "Tanche" sono state quasi subito sfruttate dai coloni Tabarkini che le hanno trasformate soprattutto in rigogliosi vigneti. La parte meridionale dell'isola è caratterizzata dalla presenza di un unico piano inclinato che partendo da un rilievo non più alto di 100 mt. (Monte Gasparro) degrada verso il mare in direzione Sud-Ovest, interrompendosi nelle falesie dello Spalmatore e di Mezzaluna. A Est di questo piano, si trova una zona pianeggiante comprendente lo stagno, parzialmente bonificato dei "Pescetti" e le zone agricole di Grixella, Burzun, Le Lille, sovrastata da un piccolo terrazzo (Gaeta) molto meno esteso dei precedenti, dove l'unico rilievo degno di nota è il B.co Resciotto (85 mt.).