Percorso ad anello di 4 km circa con dislivello di 160 mt con partenza e rientro al parcheggio di Calafico.
Il sentiero verde della Lipu è molto ben indicato. Per la parte mineraria si richiede senso di orientamento, o uso gps, capacità di adattamento a camminare su roccette e in mezzo a sterpaglie, scarpe strutturate. Sentiero non per tutti.
Punti di interesse: scavi minerari, oasi Lipu.
Per la descrizione del territorio e del percorso, invito caldamente alla lettura del reportage di S. Volpe e alla visione delle foto allegate con relativa descrizione.
Qui il link alla pagina FB di S. Volpe con il reportage del 07 04 2025 https://www.facebook.com/salvatore.volpe.758/posts/pfbid07r5zHDTqAz9J9k4TSzW6RZhXQg9v98s8RSPpktMvS6GFgHiAC2fQFJB3iC76iSd1l
Scarica la traccia dalla pagina Wikiloc di Antonello Feola https://it.wikiloc.com/percorsi-cammino/cala-fico-207109959
Descrizione di Salvatore Volpe
Natura & Cultura. Cala Fico.
Appena sopra la tramoggia di carico di Cala Fico, tra una vegetazione intricatissima, si apre una stradina di penetrazione mineraria che porta ad alcune gallerie e pozzi dove, fin dal 1878, si cercava ed estraeva minerale di manganese, attività proseguita a singhiozzo anche in epoca autarchica.
Ci mettiamo in movimento in una tiepida mattinata d'aprile. Il cielo è terso.
La valle, dove per qualche centinaio di metri si sviluppa, in leggera salita, la mulattiera, sul fianco che sta a nord, è inondata di sole. In ombra rimane il versante più aperto che guarda a sud-est.
Davanti a noi, una vegetazione ricca, vestita a festa.
Il cisto con i suoi fiori rosa, l'eleganza della ginestra abbagliante di giallo, l'indomito rosmarino e ancora l'erica dalle infiorescenze bianco-crema.
Il versante nord, per tutto il ripido pendio, è rigoglioso di ampie e superbe distese di pini d'aleppo, fin sopra le alte sommità dove incombono le rocce vulcaniche di commendite tra il grigiastro e il rosato.
Parti di esse sono precipitate a valle e contrappuntano il costone.
La stradina è, tutto sommato, in buone condizioni, a parte il tratto iniziale, distrutto dalla vegetazione e dall'acqua che, scorrendo con impeto, nei rari giorni di pioggia intensa, nel piccolo canale adiacente, ha provocato il cedimento del muro di contenimento.
Avanziamo con fatica, tra la fastidiosa salsapariglia ( "ligaboscu" in dialetto tabarchino), con le acutissime spine e i cumuli di detriti degli scavi minerari.
Alla nostra destra, notiamo una prima galleria nella quale, con circospezione, ci inoltriamo.
Camminando con le torce al suo interno non possiamo fare a meno di pensare alla immane fatica dei minatori, in larga parte provenienti dai paesi dell'Iglesiente, chiamati a realizzare queste gallerie nelle viscere della terra per estrarre il minerale.
La galleria è lunga qualche decina di metri e, cosa interessante, si sviluppa in due rami distinti.
Al suo interno un piccolo muro posto di lato impedisce l'accesso ad una nicchia.
Alla fine del ramo più lungo un cumulo di pietre cavate ci sbarra la strada. Oltre non sono andati i minatori, a testimonianza, probabilmente, di una scarsa e improduttiva presenza del minerale ferroso in quella vena.
Riprendiamo il cammino, la mulattiera ci accoglie e ci rende la fatica più dolce.
Il bel muro di contenimento della via, fatto di pietre squadrate e lavorate, collocate con grande maestria, è ancora solido e intatto.
Allora le cose si facevano per durare, verrebbe da dire.
Verso la fine del percorso, la stradina è inghiottita dall'avanzamento della vegetazione.
Tra la fitta boscaglia, intravediamo l'imboccatura di un'altra galleria, tra le più importanti, ritengo, della zona mineraria di Cala Fico
Non è ampio il foro d'accesso, ma si entra agevolmente.
È un lungo cunicolo, una settantina di metri, alto un metro e settanta circa, largo più o meno un metro e cinquanta.
Li, nelle viscere, decine di uomini, in un lavoro bestiale, scavavano ed estraevano ogni giorno il manganese, intanto che in mare, sulle bilancelle, altri uomini, con un lavoro altrettanto duro, trasportavano galena dagli approdi dell'Iglesiente ai capienti magazzeni di Carloforte.
Quegli uomini si chiamavano battellieri.
Lavoro e fatica che, sotto un'unico denominatore, le miniere, hanno incrociato storie e vite in quest'angolo di Sardegna.
D'improvviso, mentre avanziamo nella galleria, decine di pipistrelli, disturbati dalle luci e dal nostro vociare, ci passano con voli radenti sopra le nostre teste, per portarsi verso l'uscita.
Un pezzo ci legno appare conficcato nella volta, ultimo segno, forse, dei resti di un'armatura realizzata a supporto della integrità del cunicolo.
Arrivati alla fine ripieghiamo per guadagnare la luce del giorno intanto che i pipistrelli tornano in fondo, nel loro regno, da noi violato, fatto di buio.
Oltre alle miniere del Becco e di Capo Rosso, anche Calafico ci fa ben comprendere come il mix di natura e cultura rappresenta una grande ricchezza per l'isola.
Ci invita verso quel turismo lento, fatto di conoscenza, osservazione, riflessione, il solo a offrire autentico spessore e valore a un luogo e alla sua storia.
Torniamo sulla mulattiera intanto che di fronte a noi, il fiordo di Cala Fico ci offre il suo magnetico e possente promontorio, proiettato sul mare con le sue guglie e pinnacoli sontuosi a ricordarci le ere millenarie che lo partorirono sotto la spinta degli intensi fenomeni eruttivi.
Sostiamo un attimo prima di arrampicarci sulle rocce in direzione di Calavinagra alla ricerca di altri segni minerari.
Immagini tratte dalla pagina FB di S. Volpe del 07 04 2025
Descrizione, tratta dalla pagina Wikiloc di Antonello Feola:
"il percorso inizia dalla strada del Beccu , prendere il sentiero che va dalla fighedindia (Spigne) e lì c’è macchia ma non si può sbagliare ; arrivati alle Spigne devi trovare il modo per scendere giù dai Rissoo del canale di Pitti, qui devi fare attenzione perché si può scivolare. Una volta giù , imbocchi il canale , oltrepassi il Forno delle Spine e poco dopo (segnale) vedi il segnale del sentiero a destra e da li segui i segnali con le pietre del percorso , inizi la risalita finché arrivi in cima e vedi punta dei laggioni dall alto.
Da lì prosegui seguendo sempre questi segnali in pietra fino ad avvistare punta dei cannoni costeggiando con una visuale mozzafiato. Insomma il percorso è bene farlo in compagnia , sono circa 6 km , noi ce la siamo presa in relax , ed è stato un bel pomeriggio." Scarica il percorso da Wikiloc
N.B. Leggere anche queste considerazioni di Stefano Peddis
"Ciao Antonello, considerato che il percorso è stato ripulito da me e ho fatto anche quasi tutti gli omini, mi permetto un suggerimento.
Ovvero sarebbe bene che modificassi la traccia, o la ripubblicassi, evitando di passare in mezzo alla vegetazione dopo il passaggio della barra rocciosa sotto Bricco del Ciò (tra l'altro ci sono gli ometti), praticamente si tratta di stare più a sinistra.
A parte che è più panoramico, si evita soprattutto di passare (e fare passare chi userà la traccia) in mezzo alla vegetazione dove cresce il rarissimo ed endemico astragalo marittimo. "
Descrizione e foto tratte dalla pagina FB di Salvatore Volpe del 19 10 2024:
"Invito al viaggio.
Nessuna traccia umana se non, diroccato, il vecchio forno per trattare l'ocra nella parte finale del "Canale di Pitticheddu", alle "Spine", omini di pietra sparsi a indicare la via e vecchi muretti a secco che probabilmente segnavano i confini delle proprietà minerarie, quasi del tutto coperti dalla vegetazione.
Avvolto dal silenzio dei luoghi, unicamente interotto dai richiami dei numerosi Falchi della Regina, ormai prossimi al grande volo verso il Madagascar, sotto il sole ancora caldo d'ottobre e una leggera brezza da scirocco, con bella fatica, mi inerpico lungo la "caminea", appena segnata, che porta sopra alla "Punta dei Laggioni".
Qualche sosta, un sorso d'acqua, e tante foto ad acchiappare momenti visivi di questo paesaggio impareggiabile.
Il grande scenario del Becco, i faraglioni che punteggiavano sotto costa un mare immoto e dai colori folgoranti di bellezza, i voli in picchiata dei falchi in cerca di cibo, i grandi pendii che si tuffano nelle acque verdi e turchesi della baia, le piccole spiagge di sassi, rendevano magica quella traversata, dal Becco alla Punta dei Cannoni.
Guardando verso est, la grande collina verde, adorna di cisto, corbezzoli, piccole saine, mirto, rosmarino, euforbia, che porta sulla sommità di uno dei bricchi più belli che contrappuntano l'isola, il Bricco della Guardia, maestoso, dall'alto dei suoi quasi 200 metri a dominare quell'ampio tratto di costa.
Infine, con l'aiuto degli omini di pietra, posizionati in vari punti tra una roccia e l'altra da qualche mano gentile ad indicare il percorso ostico, arrivo all'altezza del Bricco del Ciò da cui si domina, fino al Faro, in tutta la sua straordinaria estensione e forma il Golfo più selvaggio e magnetico dell'Isola.
Altri momenti e stagioni mi accompagneranno a osservare e godere delle emozioni del paesaggio, delle specie che da sempre lo popolano.
Grazie Isola, nostra Grande Madre, piccola gemma del Tutto che ci circonda."
Fatiche belle. Da Calavinagra alla Punta della Berra. In un ginepraio di bricchi commenditici e macchia verso la Borrona. Infine l'incontro con la magia di Calafico. Grazie agli amici Sandro Gamboni e Antonello Feola per questa giornata magnifica (Tore Fox Volpe, 30 11 2024).
Un percorso bellissimo e molto impegnativo. Bravissimi Antonello, Sandro e Tore che lo hanno affrontato con buona preparazione fisica e attrezzati di scarpe e bastoncini da trekking. La discesa a Calafico, ma non solo, causa la falesia friabile, è alquanto "velenosa". Se non erro questo itinerario è un tratto del Sentiero del Maestrale. Consiglio di farsi accompagnare da una guida escursionistica. I più esperti (e indipendenti) possono scaricare la traccia dalla pagina wikiloc di Antonello Feola.
Le foto sono di Salvatore Volpe.
CALAVINAGRA - BERRA - BORRONA - CALAFICO
La traccia di Antonello su Wikiloc Wikiloc | Percorso Calavinagra Berra Burrugna Calafico
Itinerario La Caletta - Bricco della Guardia.
Reportage fotografico e commento del percorso a cura di Salvatore Volpe. La traccia per il gps è stata rilevata da Antonello Feola.
Lunghezza percorso (A/R): 4,85 km
Dislivello: 160 mt
Sentiero non tracciato, non mi risulta presenza di omini in pietra.
Necessaria attrezzatura da trekking e capacità di orientamento.
Si passa in mezzo alla macchia e talvolta si devono superare delle roccette.
Sconsigliato nelle giornate calde.
Scarica la traccia Wikiloc | Percorso Carloforte La Caletta in auto e viceversa . La Caletta- Bricco della Guardia
Un pomeriggio d'inverno sul Bricco della Guardia a oltre 180 metri dal livello del mare.
Un angolo da cui osservare un quadrante assai ampio dell'isola e carpirne la bellezza.
Da quella sommità si stagliano nette le sue forme, la sua variegata morfologia.
Le alte coste del Becco, l'ampia insenatura dello Spalmatore, i diversi colli che s'intrecciano l'uno nell'altro con i profondi solchi che conducono verso il mare.
Verso est lo sguardo cattura il Bricco del Polpo e i suoi resti nuragici, la lunga curvatura della Sepoltura, il Bricco di Birincampo, quello di Tumoxiu e di Benitto, fino a intravedere le Lille e lo stagno di Punta Nera a sud est.
A nord il Bricco delle Commende e il suo cratere, il bianco villaggio delle Tanche, l'imponenza della Montagna di Ravenna, il Canale di Pitticheddu con la sua ampia distesa di pini, in ultimo la vetta di Guardia Mori, coronano questa magnifica vastità.
Infine, incredibilmente, a pochi passi dal Bricco della Guardia, avvolti da una vegetazione inestricabile, spuntano muretti a secco e un piccolo rudere, forse un ovile, costruiti da chissà quali mani e in chissà quali epoche.
Da questo Bricco selvaggio, da conquistare immergendosi nella macchia folta, lambendo creste di rocce sparse, fuori da qualunque percorso tracciato, l'incredibile incanto dell'Isola ti stordisce e ti chiede semplicemente amore e rispetto.
dalla pagina FB di Salvatore Volpe
Il percorso collega la provinciale per La Punta con la strada che porta a Guardia dei Mori.
La bella passeggiata, in leggera salita e su fondo prevalentemente cementato, consente di arrivare nelle vicinanze del Bricco delle Spagnole e, soprattutto, percorrere un tratto di "antichi tracciati dell'isola" delimitato da fantastici muretti a secco.
Si prende la provinciale per La Punta e, dopo circa 1 km (39,155115 N 8,305145 E), si svolta a sx su cementata in salita. Noi abbiamo parcheggiato nel primo spazio utile.
Il tratto di antico tracciato parte dal punto 39,156505 N 8,294704 E.
Superato questo tratto, il sentiero si restringe.
Dopo circa 150 mt, con un pochino di attenzione, si arriva in loc. Nassetta (39,157289 N 8,292571 E) sulla strada che conduce a Guardia dei Mori.
Per la costruzione della traccia utilizza i seguenti files GPX:
2 - https://www.sentiericarloforte.it/sentieri/18-sabino-canale-dellinferno-gioia-mandria-sabino
4 - https://www.sentiericarloforte.it/sentieri/03-s-p-104-stagno-di-calavinagra-pineta
5 - https://www.sentiericarloforte.it/sentieri/04-s-p-104-calavinagra-al-mare
Itinerario tratto da Camminare in Sardegna 2, vol. 3 Monumenti di pietra, di Matteo Cara.
Consiglio vivamente di acquistare il volumetto con l'ottima descrizione.
Le foto sono di M. Cara.
Scarica la traccia Wikiloc | Percorso Lave di Carloforte
Percorso solo andata di 6 km circa con dislivello di 110 mt con partenza zona Mezzaluna e arrivo zona Caletta.
Si richiede senso di orientamento, o uso gps, capacità di adattamento a camminare su roccette, scarpe strutturate. Sentiero non per tutti. Falesie pericolanti, porre molta attenzione.
Punti di interesse: postazioni militari.
Per la descrizione del territorio e del percorso, invito caldamente alla lettura del reportage di S. Volpe e alla visione delle foto allegate con relativa descrizione.
Qui il link alla pagina FB di S. Volpe con il reportage del 12 04 2025 https://www.facebook.com/salvatore.volpe.758/posts/pfbid024p9XgG3eJCvd8XpsinMk2XZqqRdriib52qKYWnu45GuoZ9bdaA5cz4mvPuchvWRdl
Qui il link alla pagina Wikiloc di A. Feola con la traccia del percorso https://it.wikiloc.com/percorsi.../sentiero-nereo-208464381
Descrizione itinerario di S. Volpe
Inondati dal sole dell'Isola.
Ieri pomeriggio, con i miei amici, mi sono inondato di sole, di mare, di macchia in fiore. Il percorso che mi ha condotto dalla Mezzaluna alla Caletta, costa-costa, è stato bellissimo.
Luoghi noti, sempre affascinanti, come l'ardito Golfo della Mezzaluna, hanno lasciato il posto ad altri meno conosciuti ma sempre di suggestivo impatto emotivo.
Il piccolo Canale di Besissa con la sua rigogliosa vegetazione carica di saine, il tratto di costa frastagliata a precipizio sul mare che comprende le Punte Mingosa e Fradellin, la Grotta dei Colombi e, infine, la Punta dello Spalmatore di Fuori da dove lo sguardo si perde per tutta la Baia dello Spalmatore fino ad abbracciare l'incanto del Golfo del Becco e Capo Rosso. Tante emozioni per gli occhi e per il cuore che la nostra Isola dona con generosità a tutti coloro che l'attraversano con l'affetto che si deve a una madre, chiedendoci in cambio solo un poco d'attenzione e di rispetto per ciò che ospita nel suo prezioso grembo.
Questo è il mio reportage fotografico ma dal vivo è molto, molto meglio. Ve lo assicuro.
Foto tratte dalla pagina FB di S. Volpe
Per la programmazione dell'uscita e per la costruzione della traccia vedi:
1 - https://www.sentiericarloforte.it/sentieri/01-canale-di-capo-rosso-punta-di-capodoglio
2 - https://www.sentiericarloforte.it/sentieri/02-genarbi-zona-mineraria-del-becco-genarbi
Ho parcheggiato in prossimità della stradina con divieto di accesso al faro ( 39,148987 N 8,227147 E). Per l'inizio del sentiero occorre attraversare la strada provinciale e oltrepassare il guardrail. Dopo pochi metri, sulla sx, alcuni omini indicano la direzione. Seguire gli omini sino ad arrivare ad una sorta di collinetta alta pochi metri. In questa zona, nel periodo delle piogge, il terreno risulta fangoso. Superata, con un pochino di attenzione, la collinetta notiamo subito - sulla sx - degli omini che indicano il sentiero (39,147281 N 8,227756 E). La discesa è agevole ma occorre sempre prestare attenzione al camminamento perchè, in alcuni tratti, la vegetazione tende ad invadere il percorso. Si passa su alcuni bei tratti di strada romana sino ad arrivare a pochi metri dall'innesto del sentiero rosso LIPU. Qui occorre fare attenzione perchè la vegetazione è più alta ma il terreno (e la stessa macchia) risulta comunque calpestato. In questo brevissimo tratto dapprima incontriamo un piccolo fosso (canale) e poi un ammasso di pietre, superato il quale, siamo sul sentiero rosso ( 39,146232 N 8,231597 E). Se prendiamo a dx ci dirigiamo verso il mare. Noi invece giriamo a sx e risaliamo il sentiero rosso sino ad arrivare sulla strada provinciale per il faro. Continuiamo verso Calafico e poi in leggera salita verso il faro. Facciamo una piccola deviazione sulla dx e passiamo su un tratto della vecchia strada provinciale ( 39,151185 N 8,228339 E). Proseguiamo e poco dopo siamo arrivati al nostro punto di partenza.
Consiglio di utilizzare scarpe da trekking.
Tuna Coast Trail - Carloforte - 16/06/2018
Tuna trail long 41 km - 1300 m d+ 14 atleti
Vedi la classifica finale con l'elenco dei partecipanti